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TRADIZIONI DELLA PASQUA
12/04/2006

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Anche al mio paese resistono ancora tradizioni inerenti la Pasqua, quale la Processione del Venerdì santo, ch voglio farvi conoscere.

Tradizioni di Pasqua: anche da noi da tempi immemorabili (non ho qui al momento dati documentati), si svolge un rito particolare, suggestivo, che richiama dai paesi vicini molte persone. Una Azione Liturgica e la Processione con il Cristo Morto si svolgono dalle 20 del Venerdì Santo;  all’interno della chiesa di San Silvestro, nell’abside,  viene montato un enorme scalone in legno, il monte del Calvario,  in cima al quale si ha una impalcatura  con una grande Croce eretta, su cui poggia la statua di un Cristo Morto, di statura più alta del normale, il capo cinto dalle spine, mani e piedi inchiodati al legno della croce; due scale a pioli sono appoggiate ai bracci della Croce. Per l'occasione, un tempo, veniva invitato un bravo predicatore, che dal pulpito introduceva l'azione dei due chierici, i quali, saliti sulle rispettive scale, procedevano  alla  schiodatura di una mano alla volta, accompagnata da cadenzati suoni di tamburo e alternata  all'oratoria del predicatore, fino a che tutto il corpo era staccato dalla croce. I gesti, i colpi dei martelli, lo svitamento dei chiodi erano lenti e solenni, seguiti da pause  di silenzio e dramma.. Oggi, si mantiene lo stesso rito. Il Cristo Morto viene poi deposto su un catafalco, che uomini di una congregazione trasportano a spalla, al  seguito viene la Statua della Madonna Addolorata, pure essa trasportata sulle spalle, e la processione, con la folla che si accoda lentamente,  esce  dalla chiesa. La Banda del Paese accompagna la Processione, che si svolge  lungo la piazza, un regolare rettangolo di circa 300  x  20 m,  con ai lati una serie di “pulécc”  (pulicchio, figura stramba), figure intagliate su tavole di legno, sul metro di altezza, dipinte di marrone, che poggiano su supporti e  reggono alla meno peggio delle torce accese. Queste figure, distanti una ventina di metri l’una dall’altra, fanno da “badanti”, le incerte fiamme delle torce illuminano suggestivamente il lento procedere del corteo, la piazza viene lasciata apposta con illuminazione  scarsa. Un tempo, a questo rito religioso, che  dura circa tre ore, seguiva il così detto struscio o passeggio sotto i portici, che sono una  caratteristica dei nostri paesi emiliani, con Bologna in testa, (che ne possiede da sola sui 40 chilometri), dove le vetrine dei negozi, un tempo ben più numerosi, sfoggiavano allestimenti elaborati, con tutta la simbolistica della Pasqua, era una vera gara, dal fornaio, con le sue forme di pane che rappresentavano agnelli, cestini di uova, o il macellaio che esponeva l’agnello, i conigli, che sembravano vivi, in mezzo a un prato di erba.

Era pure la serata, per i giovani, di trovarsi la morosa, le ragazze “spianavano” (rinnovavano) l’abito elegante, sfoggiavano acconciature fresche di parrucchiera; ma anche le signore si industriavano a dare bella mostra di sé, con il tallieur blu fatto dalla sartina, la borsa appena comprata, le scarpe abbinate alla borsa, un foulard nuovo intonato. Se poi il tempo era discreto, la temperatura tiepida, si gustava il primo gelato della stagione, un cono comodo da mangiare, passeggiando.  Era tutto abbastanza connotato da conformismo, ingenuo e tollerabile.

 

Anche questo anno si ripete, ultimamente la partecipazione è minore, la voglia  di vacanza porta ad altri lidi molta parte della popolazione, i negozi si sono molto diradati, i commercianti hanno meno  voglia di contribuire con il proprio lavoro e tempo.

Oggi sono però più numerosi gli spettatori  di altri paesi e religioni. Donne e bambini compaiono in paese accanto agli uomini, hanno abiti di fogge diverse, sono i nuovi immigrati arabi, indiani, cingalesi, congolesi e  da dietro le colonne dei portici osservano, non so con quali sentimenti, tutta la celebrazione all’esterno della chiesa.

 

Qualcuna/o di voi vuole assistere? Venite, sarete bene accolti!

 

Buona Pasqua a tutti.

 

 

 

 

 

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